Article 5
Article 4

Ma soprattutto quanto sottovalutato, all’inizio, fu quel dramma.
Article 3




R: Posso risponderti per quello che faccio io, non per quello che non fanno gli altri.

R: Se io sono Zorro vuol dire che i miei antagonisti ricoprono il ruolo del sergente Garcìa: un grosso goffo imbecille. Pertanto quella che doveva essere un’accusa mi pare una volta tanto invece un bel complimento.

Certo se stavamo tranquilli in un angolo, non alzavamo la voce per difendere le vere vittime avremmo avuto molti meno problemi. Magari potevamo organizzare un bel convegno e sottolineare che tutti i bambini subiscono abusi solo dentro le mura domestiche…….Ma allora tanto valeva occuparci di francobolli.


Article 2

E FORZA BAMBINI!!!!!!!!!!!!!!!!


Article 1

La nostra risposta all’orgoglio pedofilo! Il sostegno alle vittime dei predatori di bambini!
Tra orgogliosi ed orgoglioni
La nostra risposta all’orgoglio pedofilo. Ma anche a quelle tonnellate di esperti che tra oggi e domani spunteranno come funghi per parlare di lotta alla pedofilia, loro orgoglioni più che (anti)orgogliosi.
Ritrovassimo un decimo di loro nelle aule di tribunale, dentro le vostre case, al vostro fianco……
Monica ha 30 anni e da almeno 20 non piangeva così. La bambina che è in lei non se l’è mai potuto permettere. Non più, almeno, da quella volta in cui ne parlò alla mamma e lei, anziché difenderla, le rispose che gli zii, o meglio, i maschi “quelle cose lì le fanno, poi si cresce e tutto passa”.
Vent’anni dopo piange, piange come mai aveva fatto prima, mentre il male del passato si fonde con la solitudine del presente, sconfitta solo grazie alla presenza di altre 150 bambine come lei, riunite nel dolore.
Siamo a Bergamo, dove per due giorni, l’Associazione Prometeo onlus (www.associazioneprometeo.org) ha organizzato una riunione che a detta degli organizzatori è stata “storica”. 150 famiglie provenienti da tutta Italia (in rappresentanza di almeno altre 1.000), dalla Sicilia al Trentino, hanno aderito al coordinamento “vittime di abusi sessuali”.
150 storie che, se solo uscissero tutte insieme da questa stanza, “travolgerebbero certe coscienze ancora troppo assopite”, dice Marco, papà di una bimba di due anni, abusata dallo zio, “lo zio preferito”, quello più amichevole, “che lei aspettava con gioia fino a quando non ha scoperto il mostro che si annidava in lui”.
Sono genitori di bambini, che spesso per la giovane età non sono creduti, ma anche adulti, vittima di un abuso accaduto 10, 20, 30 anche 60 anni fa, ma mai affrontato, mai creduto, e quindi ancora vivo dentro di loro. Sulla loro pelle.Chi ha subito abusi da piccolo e non è stato aiutato guarda con sincera ammirazione ed un pizzico d’invidia, quei genitori che oggi qua dimostrano di stare affrontando l’inferno per difendere i propri cuccioli.
La figlia di Ines ha subito abusi dall’età di 5 anni. Il vicino di casa, “amorevole zio, sempre presente e generoso” non ci impiegò molto a plagiarla ed obbligarla al silenzio.
Quando raggiunta l’età dei 10 anni la piccola non voleva più uscire di casa, soffriva di attacchi di panico e disturbi alimentari, non parve vero alla donna di poter chiedere aiuto al giovane curato, appena arrivato in paese, tanto bravo a detta di tutti, di quelli che “coi ragazzi ci sanno fare”.
Già. Ci sapeva fare il “don”. Così bene che quando la madre gli consegnò idealmente la propria figlia, non perse tempo. E per la bimba inizieranno altri lunghi, indimenticabili giorni: di abusi.
Per fortuna, almeno qua, la Giustizia ha fatto il suo corso ed ora dopo due condanne in primo e secondo grado si aspetta, impazienti, l’esito finale della Cassazione. Fallita invece la giustizia sociale. La mamma ancora oggi non può prendere il pane né fare la spesa nel paese dove il tutto è accaduto, paese che la bimba ha lasciato da tempo, vivendo lontano, con dei parenti. “Qua non torna, se non il fine settimana, credo che al di là degli abusi la cosa che più l’ha ferita siano stati i messaggi dei suoi compagni, sms di insulti e minacce, gli stessi che durante le lezioni la obbligavano a barricarsi in bagno, mentre gli insegnanti non intervenivano”.
Anche per Teresa la strada non è stata facile. I predatori che hanno fatto del male a sua figlia e ad altri bambini stanno in carcere: trattasi di Valerio Apolloni e Vanda Ballario, rispettivamente dirigente scolastico e insegnante di scuola materna. Condannati in Cassazione scontano poco più di due anni, avuti col rito abbreviato, un’inezia rispetto al crimine commesso.
Il padre del pedofilo ha creato un comitato che ha agito in tutta Italia diffondendo l’idea che i bambini queste cose se le inventano. Per lui il 99% degli abusi italiani sono falsi. E spesso i suoi dati sono stati presi per veri. Commenta Massimiliano Frassi, presidente di Prometeo, "se mi si passa la battuta è come se si fosse chiamato il fratello di Totò Riina a parlare di mafia”.
Anche Teresa ha lottato duro, l’ha fatto quando le arrivavano a Natale gli auguri per posta da parte del comitato falsi abusi, o quando trovava la via sotto casa tappezzata di manifesti a favore degli abusanti della figlia. O ancora quando l’incidente probatorio della piccola era stato messo in internet, così come le foto della bimba durante la perizia, lì in rete “con le gambe aperte…..”.
”Ho sofferto tantissimo, ma rispetto a quello che hanno fatto alla mia bambina, quello che ho provato io non è nulla e per questo lotterò più forte di prima, insieme agli altri genitori”.
Il dolore le viene placato, oltre che dagli altri partecipanti al gruppo, da un sms della figlia che arriva nel momento giusto: “sono orgogliosa che tu sia lì per difendere altri bambini”.
”Oggi vediamo la luce fuori dal tunnel” dice Marta, il cui ex marito, stimato catechista, ha abusato dei propri figli per anni, “siamo tanti, forti e molto arrabbiati” rincara Elena, la cui piccola insieme ad altre 10 è stata abusata da un insegnante di teatro. “Da oggi ogni vittima che verrà attaccata, diffamata, non creduta, avrà un esercito di persone perbene al suo fianco”. “La due giorni è stata un momento importante” ha dichiarato Frassi, non solo “per elaborare un enorme mole di dolore, ma anche per portare avanti delle proposte collettive, in un momento storico così particolare. L’età media dei bimbi abusati in Italia spazia da 0 a 4 anni. Per il pedofilo l’unione di forze significa paura, poiché lui vince se vince l’omertà”.
Il comitato di vittime a breve chiederà un incontro al Papa: “vogliamo farlo perché crediamo alle sue parole, ma chiediamo che alle stesse debbano seguire dei gesti concreti. Portargli la nostra sofferenza, sarà un modo per poterla condividere e come ha insegnato questo gruppo, sconfiggerla!”.
Per aderire: info.associazioneprometeo.org oppure Tel. 0364 880593
Qua l’ articolo integrale:
http://www.associazioneprometeo.org/pilot.php?action=new_pg&cl=2&ip=3&iv=3&i
m=
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Condannato in primo grado per pedopornografia Sergio Angileri, psicologo palermitano.
Riportiamo un articolo apparso sulla stampa nazionale che si ricollega alla perfezione all’intervento messo lunedì ed intitolato “Pedocriminali”. Tempismo perfetto, vero?!
Lui si giustifica: “Lo facevo per motivi di studio”
L´imputato era finito sotto indagine nel 2003 per l´acquisto ripetuto, in maniera definita «seriale, maniacale», di materiale pedopornografico su Internet sin dal 2000. Per centinaia di volte il professionista avrebbe adoperato la sua carta di credito per acquistare foto pornografiche con al centro atti sessuali su neonati, anche di pochi mesi, e su bambini. La frequentazione reiterata dei siti per pedofili sarebbe emersa dai riscontri fatti dalla polizia postale. Nella sua abitazione è stato sequestrato materiale informatico in abbondanza, e la perizia disposta dal giudice ha confermato l´acquisto e la navigazione in siti pedopornografici.
Nonostante la difesa di Angileri, il pm ha definito preoccupante che il reato fosse commesso da uno psicologo, ovvero da un professionista che dovrebbe anche curare pazienti malati di pedofilia. Una condanna pesante, quella del giudice Petruzzella, perché è stato ritenuto che l´imputato abbia avuto continuamente – si parla di «migliaia di volte» – accesso a Internet. Di fronte alla perizia tecnica, condotta dall´esperto nominato dal giudice, Marcello La Bella, ritenuto un´autorità in materia, l´imputato ha inserito in sua difesa, tra gli atti del processo, un articolo pubblicato su una rivista nel 2005. Si tratta di un servizio in cui si afferma che, se tanta gente usufruisce di questo tipo di materiale, bisogna, piuttosto che scandalizzarsi, comprendere il fenomeno. È un reato introdotto di recente, quello dell´acquisizione di materiale pedopornografico, ma ritenuto ormai tra i più gravi, di rilevanza mondiale, e che coinvolge anche bambini ignari davanti al computer. Oltre all´acquisto, per il quale Angileri è finito sotto processo, i magistrati hanno scoperto una serie di foto, a sfondo erotico, scattate a una bambina. Lo psicologo si è difeso negando che le foto fossero pornografiche. “
Lo strano caso del dr. Sergio Angileri, psicologo di Palermo.
Lo strano caso del dottor Sergio Angileri, psicologo di Palermo.
PREMESSA:
chi ci segue da tempo sa che di “stranezze” nel campo della lotta alla pedofilia ce ne sono a decine. Io pure ci ho infarcito il mio prossimo libro in uscita. Alcune sono così folli che se non parlassimo di bimbi abusati ci sarebbe da morire dal ridere.
Il tizio che si difende dicendo che è stato il proprio gatto a scaricargli le foto pedo nel pc, o quello assolto perché abusante sì ma pure sonnambulo, o l’educattore che spaccia per teatro il gioco della formichina, ne sono un esempio.
Quanto stiamo per commentare, bhè, crediamo non sia da meno:
Partiamo da un link di qualche anno fa, a cui abbiamo cambiato un verbo poiché male interpretato . Questo: http://www.massimilianofrassi.it/blog/6351.html
Il link che avete appena cliccato e riletto, come avete visto, vi ha rimandato ad un articolo, che riportammo in questo Blog dopo aver tracciato un profilo (in un altro articolo precedente) di come i criminali pedofili / pedocriminali (termine su cui siamo d’accordo tutti, se intendiamo la pedofilia un crimine, o sul quale siamo contrari se la pensiamo assolutamente da non punire) tendono a difendersi, secondo uno studio fatto in America. Nei giorni seguenti a quel nostro primo intervento pubblicammo quello a cui il link vi ha rimandato, ovvero un articolo tratto dal Giornale di Sicilia che riportava la auto difesa di uno psicologo palermitano, Sergio Angileri, dopo la condanna per pedopornografia, in primo grado.
Nel suo pc: “foto di neonati e di bambini seviziati”.
Il nostro errore fu di scrivere “arrestato” (errore a cui facciamo ammenda. Con arrestato si intendeva la logica conseguenza ad un simile crimine, dando l’arresto per scontato ed invece scoprendo che malgrado la denuncia tale arresto non era mai stato posto in essere, ma così vanno le cose nel nostro paese…..; non parlammo comunque mai di carcere!).
Ora Angileri torna a contattarci, con una mail di cui riportiamo alcuni significativi stralci, prima di passare ai nostri commenti.
<<Buongiorno, Massimiliano Frassi!
Vedo oggi, che continua ad essere presente l’informazione sul mio conto, sin dall’11.12.2007, completamente errata e non corrispondente a fatti di realtà. Prima fra tutte, l’informazione relativa ad un mio presunto arresto/carcerazione per cinque anni e sei mesi, che sarebbe avvenuta, secondo la sua diffamante informazione, già l’11.12.2007. (…) ancora oggi lei persevera con la sua azione diffamatoria nei miei confronti. Nemmeno una sola virgola di quello che scrisse la Petruzzella, la gip del primo grado, corrisponde ai fatti concreti e periziati. Nemmeno una delle cose da Petruzzella allora pensate contro di me si è mai realizzata o eseguita, proprio perché io non mai commesso nulla di ciò di cui mi si accusava e questo io glielo dissi sin da subito e ripetuto più volte. Lei, Frassi, ha continuato a fare orecchio da mercante.
(…) Per darle un’ultima opportunità, per darle ancora una volta la possibilità di correggere IMMEDIATAMENTE l’informazione on-line, la informo che:
1. nel febbraio 2010 la Corte di Appello di Palermo ha abbondantemente riformulato la decisione di Petruzzella e, cosa di gran lunga più significativa,
2. la Suprema Corte di Cassazione di Roma, ha ANNULLATO la stessa sentenza della Corte di Appello.
Ciò dunque dimostra la totale infondatezza della decisione di Petruzzella, avvenuta il 10.12.2007 e della stessa Corte di Appello, poi. (…) Di conseguenza le intimo di correggere subito la informazione in Internet e le chiedo di fornire l’informazione che le sto qui informalmente, ma ufficialmente, fornendo.
Ho le prove che la sua azione diffamatoria è stato un atto continuato negli ultimi tre anni, nonostante le mie richieste. Nonostante ciò, vorrei evitare di avere ancora a che fare con gli orridi ambienti della “giustizia”, quindi vorrei evitare di doverla querelare e denunciare. (…)
Dr. Sergio Angileri
PS= mi saluti la sig.ra d.ssa Pugliese. Grazie.”
Questa parte della mail. Compresa di Ps, forse uno pseudo messaggio subliminale, incommentabile per il tasso di ridicolo (e non solo…) che porta con sé (per chi non lo sapesse la dr.ssa Pugliese è un Pm della Procura di Bergamo già parte del pool anti pedofilia!).
Partiamo dalle notizie che ci vengono date. E da quelle stranamente omesse.
Il dr. Angileri, se ben ricordate, ammise di aver scaricato materiale pedopornografico, adducendo il tutto a “motivi di studio” (sic).
Ma di questo nella sua mail non c’è traccia.
Il processo di appello riconfermò la condanna, seppure (come quasi sempre capita in appello) diminuendo la pena, che veniva comunque mantenuta alta, a ben 3 anni di reclusione. Anche per il secondo grado quindi il dr. Angileri era un pedofilo. Non in modo assoluto e definitivo, certo, ma per il secondo grado lo era, come lo era stato per il primo. Pedofilo o Pedocriminali, usando un termine molto in voga negli Stati Uniti. Ma non solo: si prospettava addirittura che lo fosse in modo ancora più “completo”, se così possiamo dire.
Leggete infatti l’articolo uscito al riguardo sul Giornale di Sicilia:
“I giudici della prima sezione della Corte d’appello di Palermo hanno ridotto di quasi la metà la condanna a Sergio Angileri, 63 anni.
“Palermo. Nel suo computer vennero trovate migliaia di immagini pedo-pornografiche che ritraevano stupri, sevizie, persino sui neonati. Lui, psicologo, ha sempre detto che si trattava di materiale utile per il suo lavoro, ma la sua tesi non ha avuto pieno successo. Così Sergio Angileri, 63 anni, è stato condannato dalla prima sezione della corte d’appello a 3 anni, riducendo però quasi della metà la pena a 5 anni e 6 mesi inflitta in primo grado. Inoltre è stata tolta la sospensione dalla professione per tre anni. Spunta però una nuova accusa, ovvero quella di produzione (e non solo possesso dunque) di immagini pedo-pornografiche. Giornale di Sicilia – 23 02 2010”
Avete letto con attenzione?
Non si tratta di uscirne puliti, anzi. Si è aperto un nuovo filone (di cui a breve sentiremo parlare essendo le indagini chiuse e l’udienza preliminare fissata), ovvero:
la produzione di materiale pedopornografico.
Reato questo ancora più grave del precedente, poiché non abbiamo modo di pensare ad altro se pensiamo a come il materiale pedopornografico venga prodotto da un individuo.
Anche questo fatto, stranamente, viene omesso.
Il dr. Angileri scrive poi che la Cassazione ha annullato tutto, facendo intendere che lo ha assolto (o forse ancora una volta abbiamo capito male noi, d’altronde come diceva il compianto Enzo Biagi spesso “è difficile unire un paese dove quello che al Nord chiamano Uccello al Sud lo chiamano Pesce”).
Pertanto siamo portati a pensare che l’articolo che segue non abbia nulla a che vedere con lui. Segno che ci sono nella stessa città, Palermo, due psicologi, entrambe condannati a 3 anni in secondo grado e per il medesimo reato:
“Stretta anti-pedofilia digitale.
Condannato per pedopornografia anche chi ha nell’hard disk del proprio computer file destinati al cestino e quindi cancellati. Lo precisa la Corte di Cassazione con la sentenza n. 639 del 13 gennaio. La corte ha così respinto sul punto il ricorso presentato da uno psicologo che era stato sanzionato con 3 anni di reclusione dalla Corte d’appello di Palermo e l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per essersi procurato attraverso l’accesso a internet, pagato anche con carte di credito, immagini di contenuto pedopornografico scaricato poi su tre computer.
Tra i motivi di ricorso, la difesa aveva sostenuto che la semplice visione di immagini non costituisce reato e quindi la condanna era da annullare. La Corte ha però ricordato che, sulla base della fattispecie di reato delineato dall’articolo 4 della legge 269 del 1998, la condotta penalmente rilevante consiste nel fatto di procurarsi consapevolmente o di disporre di materiale pornografico realizzato attraverso lo sfruttamento sessuale dei minori di 18 anni. Nel 2006, poi, la legge n. 38 ha inasprito ulteriormente le sanzioni prevedendo un’aggravante quando il materiale detenuto è cospicuo e riformulando anche, in parte, i contenuti della condotta rilevante sostituendo il fatto di disporre di materiale pornografico con la semplice detenzione.
Ora la Cassazione precisa che nella condotta di «procurarsi» o di «disporre» rientra sicuramente anche la “semplice” visione di immagini pedopornografiche scaricate dal computer perché, per un tempo anche limitato alla sola visione, le immagini sono nella disponibilità dell’interessato. In altre parole, la condotta di chi si procura materiale pedopornografico scaricato attraverso downloading da un sito internet a pagamento «offende la libertà sessuale e individuale dei minori coinvolti come il comportamento di chi lo produce». Inoltre, come risultava dall’accertamento tecnico compiuto in sede di merito, un elevato numero di immagini era contenuto negli hard disk dei computer di proprietà dello psicologo siciliano in modalità «non allocata»: si trattava cioè di files avviati al cestino e quindi cancellati. Ma che, scrivono i giudici, «erano pur sempre disponibili attraverso una semplice riattivazione dell’accesso al file. Quindi erano “detenuti” e pertanto “disponibili”». Solo per i files definitivamente cancellati si può dire che fosse cessata la disponibilità. Del resto, conclude sul punto la sentenza della Cassazione, lo stesso interessato aveva ammesso in sede di interrogatorio reso nel giudizio di merito che il materiale incriminato non solo era stato scaricato in maniera consapevole da internet ma che, prima di procedere alla sua cancellazione, era stato ampiamente visionato, escludendo così un’operazione di involontario scaricamento.
di Giovanni Negri 16 gennaio 2011 Il Sole 24 ore.
Questo il link all’articolo pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 08:15:
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2011-01-16/stretta-antipedofilia-digitale-081527.shtml?uuid=AaKj8F0Cù
Strano. Il tono, ed i contenuti, paiono assai diversi da quelli scritti dall’Angileri.
Non ci resta a questo punto che pubblicare la sentenza (sempre ovviamente se si tratta della stessa persona). Ma di questa possibilità ne parliamo più avanti.
Passiamo invece ad un fatto che consideriamo personalmente in vari modi:
preoccupante, particolare, eloquente, pericoloso! Anche stavolta trovate voi le parole, dato che le nostre non sono ben comprese.
Quanto riportiamo di seguito appare da tempo sul sito del dr. Angileri (già il nostro post del 2007 l’aveva citato!), che offre anche a domicilio interventi psicoterapeutici: per chi scarica materiale pedo (e per questo è da considerarsi pedofilo) da internet. Leggiamo:
Pedofilia, Pedopornofilia, Pornodipendenza,
Internet Cybersex Dipendenza
Visite e interventi a domicilio, per psicologia e psicoterapia
“L’intervento qui presentato ed offerto, è quindi rivolto a coloro che sono “vittime di se stessi”, (gli abusanti adulti), a causa della propria condizione psicologica o della propria psicopatologia.
Gli interventi diretti alle “vittime propriamente dette” (gli abusati: bambini e minori in particolare), saranno invece consegnati ad altri specialisti settoriali per gli abusati. E’ noto che la quasi totalità degli interventi clinici e sociali, sono tutti a favore degli abusati e ciò è certamente più che comprensibile, dato che si tratta di bambini e minorenni. Molto di meno e molto poco si fa, invece, sia sul versante clinico che sociale, a favore degli abusanti allo stato libero e ancor di meno quando sono già reclusi dallo Stato.
Consapevoli del fatto che è molto più facile riscuotere l’approvazione e il plauso sociale aggregandosi alla già folta folla dei soccorritori degli abusati, noi abbiamo invece scelto la ben più difficile e meno acclamata via, di offrire aiuto psicologico, medico e sociale, a coloro che sono molto soli, oltre che prigionieri abbandonati nella loro patologia. Eppure essi (gli abusanti, detti anche da tutta la società, “mostri”), sono “bambini nati”, esattamente come le vittime abusate, anch’essi “bambini nati”.
Il Dott. Angileri dunque offre specialistica psicodiagnosi e consulenza nei casi su esposti. Laddove sia necessario, offre la terapia integrata specifica per questi casi, cioè coordinando insieme, l’intervento psicoterapeutico e farmacologico.
Il Dott. Angileri assume in carico e interviene sul piano psicoterapeutico, mentre gli specialisti coordinati (il neurologo, lo psichiatra e il medico internista), intervengono per la valutazione medica e organica e per la somministrazione farmacologica.
Poiché, infatti, quando la pedofilia, le parafile (sic) in genere e le forme ormai strutturate delle dipendenze, si presentano consolidate o cronicizzate, esse sono quasi sempre in comorbilità (sic)con altri quadri psicopatologici (assi ansioso-depressivi, alcuni disturbi di personalità, il disturbo ossessivo-compulsivo ecc.), la terapia, la maggior parte delle volte, richiede la coordinazione simultanea e monitorata, fra la psicoterapia e la psicofarmacoterapia.
Viene infine offerta, per quelle persone che a causa della loro condizione o patologia siano in una controversia giudiziaria, ( infatti le condotte generate dalle suddette psicopatologie vengono trattate dagli addetti giudiziari in conformità con leggi penali che definiscono la fattispecie di reato ), la possibilità di assistenza legale e di assistenza informatica, da parte di avvocati e ingegneri informatici di primissimo ordine ed esperienza nel settore, collegati con il nostro staff medico-psicologico, coordinando, in questi casi, le procedure legali e le procedure psicologiche, incluse le perizie tecniche e psichiatriche, laddove necessarie o richieste.”
Noi siamo senza parole, e Voi?
Dato che siamo certi ci sommergerete di e-mail poiché non ci crederete, vi linkiamo al sito di Angileri, da cui abbiamo tolto quanto avete appena letto (cliccate la parte legata alla pedofilia per avere accesso alla parte sopra riportata):
http://www.psicoterapia-palermo.it/
Incredibile vero? Già…Ma non basta: offrono anche supporto legale ai pedofili. E consulenza informatica (cosa vuol dire dare consulenza informatica ad una persona che ha scaricato materiale pedopornografico????????). Che errore commettiamo se pensiamo male ed inorridiamo davanti ad una simile proposta, peraltro che viene sbandierata alla luce del sole, come se fosse la cosa più naturale del mondo?
Questo, per oggi, è quanto.
Diamo la disponibilità al dr. Angileri a pubblicare in questo blog le sentenze integrali.
Saranno quelle e solo quelle a confermare o smentire la sua natura pedofila/pedocriminale, i reati che non ha o che ha commesso. E ci scusiamo se abbiamo usato impropriamente il termine “arrestato”, che comunque resta oggi più che mai non un’offesa bensì una supposizione reale e concreta.
Di veramente offensivo qua ci sono solo le foto di “neonati” / “bambini abusati” in un computer. L’immagine personale/professionale del dr. Angileri sono lese non certo da un verbo frainteso ma da fatti eloquenti.
Credo però che faremo nelle apposite sedi istituzionali delle richieste di cui vi parleremo appunto dopo averle fatte, nei prossimi giorni.
Concludiamo non prima di porci, ad alta voce, un’ultimaa domanda, che va oltre la più banale logica, e che un caso così ci permette di fare, generalizzando:
permettereste ad una persona condannata (non arrestata nel senso di finita agli arresti domiciliari/carcerari, no solo condannata) per spaccio di eroina, di lavorare contattando dei tossicodipendenti con il fine di aiutarli?
Nulla di grave qualcuno mosso da coerente Garantismo, mi risponderà. Vero, verissimo. Ma credo che permettere ad una persona così di contattare dei tossicodipendenti potrebbe mostrare un elevatissimo rischio che la persona anziché curarli dia loro della droga.
Ora ragionando sempre per assurdo mi chiedo come sia possibile che una persona condannata (non arrestata! Fottuto lapsus freudiano!) condannata per detenzione di materiale pedopornografico (ed oggi addirittura in attesa di possibile rinvio a giudizio per presunta produzione!) di contattare persone con lo stesso vizietto per curarle, mi pare una palese presa in giro delle elementari regole civili.
Poiché, pensando male probabilmente, dato che non è di sicuro questa l’intenzione del dr. Angileri, verrebbe da pensare appunto che sia quasi un modo legale per creare una rete tra pedofili (veri, presunti, condannati, arrestati, assolti, innocenti: trovi il sig. Angileri l’aggettivo più consono). E questo scusate ci inorridisce ed abbiamo tutto il diritto di urlarlo e farlo sapere al mondo.
In attesa che le parole “arrestato” o “assolutamente innocente” abbiano davvero il significato nella loro totalità.
Article 0
E’ PASSATAAAAAAAA!!!!!!
La legge a cui per primi siamo stati chiamati a collaborare è finalmente passata, nella sua versione definitiva (che ha accorporato le varie proposte dei singoli ministri, dalla Prestigiacomo a Castelli).
Un altro grande punto a nostro favore ma soprattutto a favore di quella battaglia che sempre più spesso abbiamo definitivo CIVILE!
Un grazie a chi per primo ha creduto in noi affidandoci questo importante incarico istituzionale.
Già disponibile nel nuovo sito di Prometeo, il testo definitivo.
Misure più severe e nuovi strumenti contro pedofilia e pedopornografia.
Condannato in primo grado per pedopornografia Sergio Angileri, psicologo palermitano.
Riportiamo un articolo apparso sulla stampa nazionale che si ricollega alla perfezione all’intervento messo lunedì ed intitolato “Pedocriminali”. Tempismo perfetto, vero?!
Lui si giustifica: “Lo facevo per motivi di studio”
L´imputato era finito sotto indagine nel 2003 per l´acquisto ripetuto, in maniera definita «seriale, maniacale», di materiale pedopornografico su Internet sin dal 2000. Per centinaia di volte il professionista avrebbe adoperato la sua carta di credito per acquistare foto pornografiche con al centro atti sessuali su neonati, anche di pochi mesi, e su bambini. La frequentazione reiterata dei siti per pedofili sarebbe emersa dai riscontri fatti dalla polizia postale. Nella sua abitazione è stato sequestrato materiale informatico in abbondanza, e la perizia disposta dal giudice ha confermato l´acquisto e la navigazione in siti pedopornografici.
Nonostante la difesa di Angileri, il pm ha definito preoccupante che il reato fosse commesso da uno psicologo, ovvero da un professionista che dovrebbe anche curare pazienti malati di pedofilia. Una condanna pesante, quella del giudice Petruzzella, perché è stato ritenuto che l´imputato abbia avuto continuamente – si parla di «migliaia di volte» – accesso a Internet. Di fronte alla perizia tecnica, condotta dall´esperto nominato dal giudice, Marcello La Bella, ritenuto un´autorità in materia, l´imputato ha inserito in sua difesa, tra gli atti del processo, un articolo pubblicato su una rivista nel 2005. Si tratta di un servizio in cui si afferma che, se tanta gente usufruisce di questo tipo di materiale, bisogna, piuttosto che scandalizzarsi, comprendere il fenomeno. È un reato introdotto di recente, quello dell´acquisizione di materiale pedopornografico, ma ritenuto ormai tra i più gravi, di rilevanza mondiale, e che coinvolge anche bambini ignari davanti al computer. Oltre all´acquisto, per il quale Angileri è finito sotto processo, i magistrati hanno scoperto una serie di foto, a sfondo erotico, scattate a una bambina. Lo psicologo si è difeso negando che le foto fossero pornografiche. “
Lo strano caso del dr. Sergio Angileri, psicologo di Palermo.
Lo strano caso del dottor Sergio Angileri, psicologo di Palermo.
PREMESSA:
chi ci segue da tempo sa che di “stranezze” nel campo della lotta alla pedofilia ce ne sono a decine. Io pure ci ho infarcito il mio prossimo libro in uscita. Alcune sono così folli che se non parlassimo di bimbi abusati ci sarebbe da morire dal ridere.
Il tizio che si difende dicendo che è stato il proprio gatto a scaricargli le foto pedo nel pc, o quello assolto perché abusante sì ma pure sonnambulo, o l’educattore che spaccia per teatro il gioco della formichina, ne sono un esempio.
Quanto stiamo per commentare, bhè, crediamo non sia da meno:
Partiamo da un link di qualche anno fa, a cui abbiamo cambiato un verbo poiché male interpretato . Questo: http://www.massimilianofrassi.it/blog/6351.html
Il link che avete appena cliccato e riletto, come avete visto, vi ha rimandato ad un articolo, che riportammo in questo Blog dopo aver tracciato un profilo (in un altro articolo precedente) di come i criminali pedofili / pedocriminali (termine su cui siamo d’accordo tutti, se intendiamo la pedofilia un crimine, o sul quale siamo contrari se la pensiamo assolutamente da non punire) tendono a difendersi, secondo uno studio fatto in America. Nei giorni seguenti a quel nostro primo intervento pubblicammo quello a cui il link vi ha rimandato, ovvero un articolo tratto dal Giornale di Sicilia che riportava la auto difesa di uno psicologo palermitano, Sergio Angileri, dopo la condanna per pedopornografia, in primo grado.
Nel suo pc: “foto di neonati e di bambini seviziati”.
Il nostro errore fu di scrivere “arrestato” (errore a cui facciamo ammenda. Con arrestato si intendeva la logica conseguenza ad un simile crimine, dando l’arresto per scontato ed invece scoprendo che malgrado la denuncia tale arresto non era mai stato posto in essere, ma così vanno le cose nel nostro paese…..; non parlammo comunque mai di carcere!).
Ora Angileri torna a contattarci, con una mail di cui riportiamo alcuni significativi stralci, prima di passare ai nostri commenti.
<<Buongiorno, Massimiliano Frassi!
Vedo oggi, che continua ad essere presente l’informazione sul mio conto, sin dall’11.12.2007, completamente errata e non corrispondente a fatti di realtà. Prima fra tutte, l’informazione relativa ad un mio presunto arresto/carcerazione per cinque anni e sei mesi, che sarebbe avvenuta, secondo la sua diffamante informazione, già l’11.12.2007. (…) ancora oggi lei persevera con la sua azione diffamatoria nei miei confronti. Nemmeno una sola virgola di quello che scrisse la Petruzzella, la gip del primo grado, corrisponde ai fatti concreti e periziati. Nemmeno una delle cose da Petruzzella allora pensate contro di me si è mai realizzata o eseguita, proprio perché io non mai commesso nulla di ciò di cui mi si accusava e questo io glielo dissi sin da subito e ripetuto più volte. Lei, Frassi, ha continuato a fare orecchio da mercante.
(…) Per darle un’ultima opportunità, per darle ancora una volta la possibilità di correggere IMMEDIATAMENTE l’informazione on-line, la informo che:
1. nel febbraio 2010 la Corte di Appello di Palermo ha abbondantemente riformulato la decisione di Petruzzella e, cosa di gran lunga più significativa,
2. la Suprema Corte di Cassazione di Roma, ha ANNULLATO la stessa sentenza della Corte di Appello.
Ciò dunque dimostra la totale infondatezza della decisione di Petruzzella, avvenuta il 10.12.2007 e della stessa Corte di Appello, poi. (…) Di conseguenza le intimo di correggere subito la informazione in Internet e le chiedo di fornire l’informazione che le sto qui informalmente, ma ufficialmente, fornendo.
Ho le prove che la sua azione diffamatoria è stato un atto continuato negli ultimi tre anni, nonostante le mie richieste. Nonostante ciò, vorrei evitare di avere ancora a che fare con gli orridi ambienti della “giustizia”, quindi vorrei evitare di doverla querelare e denunciare. (…)
Dr. Sergio Angileri
PS= mi saluti la sig.ra d.ssa Pugliese. Grazie.”
Questa parte della mail. Compresa di Ps, forse uno pseudo messaggio subliminale, incommentabile per il tasso di ridicolo (e non solo…) che porta con sé (per chi non lo sapesse la dr.ssa Pugliese è un Pm della Procura di Bergamo già parte del pool anti pedofilia!).
Partiamo dalle notizie che ci vengono date. E da quelle stranamente omesse.
Il dr. Angileri, se ben ricordate, ammise di aver scaricato materiale pedopornografico, adducendo il tutto a “motivi di studio” (sic).
Ma di questo nella sua mail non c’è traccia.
Il processo di appello riconfermò la condanna, seppure (come quasi sempre capita in appello) diminuendo la pena, che veniva comunque mantenuta alta, a ben 3 anni di reclusione. Anche per il secondo grado quindi il dr. Angileri era un pedofilo. Non in modo assoluto e definitivo, certo, ma per il secondo grado lo era, come lo era stato per il primo. Pedofilo o Pedocriminali, usando un termine molto in voga negli Stati Uniti. Ma non solo: si prospettava addirittura che lo fosse in modo ancora più “completo”, se così possiamo dire.
Leggete infatti l’articolo uscito al riguardo sul Giornale di Sicilia:
“I giudici della prima sezione della Corte d’appello di Palermo hanno ridotto di quasi la metà la condanna a Sergio Angileri, 63 anni.
“Palermo. Nel suo computer vennero trovate migliaia di immagini pedo-pornografiche che ritraevano stupri, sevizie, persino sui neonati. Lui, psicologo, ha sempre detto che si trattava di materiale utile per il suo lavoro, ma la sua tesi non ha avuto pieno successo. Così Sergio Angileri, 63 anni, è stato condannato dalla prima sezione della corte d’appello a 3 anni, riducendo però quasi della metà la pena a 5 anni e 6 mesi inflitta in primo grado. Inoltre è stata tolta la sospensione dalla professione per tre anni. Spunta però una nuova accusa, ovvero quella di produzione (e non solo possesso dunque) di immagini pedo-pornografiche. Giornale di Sicilia – 23 02 2010”
Avete letto con attenzione?
Non si tratta di uscirne puliti, anzi. Si è aperto un nuovo filone (di cui a breve sentiremo parlare essendo le indagini chiuse e l’udienza preliminare fissata), ovvero:
la produzione di materiale pedopornografico.
Reato questo ancora più grave del precedente, poiché non abbiamo modo di pensare ad altro se pensiamo a come il materiale pedopornografico venga prodotto da un individuo.
Anche questo fatto, stranamente, viene omesso.
Il dr. Angileri scrive poi che la Cassazione ha annullato tutto, facendo intendere che lo ha assolto (o forse ancora una volta abbiamo capito male noi, d’altronde come diceva il compianto Enzo Biagi spesso “è difficile unire un paese dove quello che al Nord chiamano Uccello al Sud lo chiamano Pesce”).
Pertanto siamo portati a pensare che l’articolo che segue non abbia nulla a che vedere con lui. Segno che ci sono nella stessa città, Palermo, due psicologi, entrambe condannati a 3 anni in secondo grado e per il medesimo reato:
“Stretta anti-pedofilia digitale.
Condannato per pedopornografia anche chi ha nell’hard disk del proprio computer file destinati al cestino e quindi cancellati. Lo precisa la Corte di Cassazione con la sentenza n. 639 del 13 gennaio. La corte ha così respinto sul punto il ricorso presentato da uno psicologo che era stato sanzionato con 3 anni di reclusione dalla Corte d’appello di Palermo e l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per essersi procurato attraverso l’accesso a internet, pagato anche con carte di credito, immagini di contenuto pedopornografico scaricato poi su tre computer.
Tra i motivi di ricorso, la difesa aveva sostenuto che la semplice visione di immagini non costituisce reato e quindi la condanna era da annullare. La Corte ha però ricordato che, sulla base della fattispecie di reato delineato dall’articolo 4 della legge 269 del 1998, la condotta penalmente rilevante consiste nel fatto di procurarsi consapevolmente o di disporre di materiale pornografico realizzato attraverso lo sfruttamento sessuale dei minori di 18 anni. Nel 2006, poi, la legge n. 38 ha inasprito ulteriormente le sanzioni prevedendo un’aggravante quando il materiale detenuto è cospicuo e riformulando anche, in parte, i contenuti della condotta rilevante sostituendo il fatto di disporre di materiale pornografico con la semplice detenzione.
Ora la Cassazione precisa che nella condotta di «procurarsi» o di «disporre» rientra sicuramente anche la “semplice” visione di immagini pedopornografiche scaricate dal computer perché, per un tempo anche limitato alla sola visione, le immagini sono nella disponibilità dell’interessato. In altre parole, la condotta di chi si procura materiale pedopornografico scaricato attraverso downloading da un sito internet a pagamento «offende la libertà sessuale e individuale dei minori coinvolti come il comportamento di chi lo produce». Inoltre, come risultava dall’accertamento tecnico compiuto in sede di merito, un elevato numero di immagini era contenuto negli hard disk dei computer di proprietà dello psicologo siciliano in modalità «non allocata»: si trattava cioè di files avviati al cestino e quindi cancellati. Ma che, scrivono i giudici, «erano pur sempre disponibili attraverso una semplice riattivazione dell’accesso al file. Quindi erano “detenuti” e pertanto “disponibili”». Solo per i files definitivamente cancellati si può dire che fosse cessata la disponibilità. Del resto, conclude sul punto la sentenza della Cassazione, lo stesso interessato aveva ammesso in sede di interrogatorio reso nel giudizio di merito che il materiale incriminato non solo era stato scaricato in maniera consapevole da internet ma che, prima di procedere alla sua cancellazione, era stato ampiamente visionato, escludendo così un’operazione di involontario scaricamento.
di Giovanni Negri 16 gennaio 2011 Il Sole 24 ore.
Questo il link all’articolo pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 08:15:
http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2011-01-16/stretta-antipedofilia-digitale-081527.shtml?uuid=AaKj8F0Cù
Strano. Il tono, ed i contenuti, paiono assai diversi da quelli scritti dall’Angileri.
Non ci resta a questo punto che pubblicare la sentenza (sempre ovviamente se si tratta della stessa persona). Ma di questa possibilità ne parliamo più avanti.
Passiamo invece ad un fatto che consideriamo personalmente in vari modi:
preoccupante, particolare, eloquente, pericoloso! Anche stavolta trovate voi le parole, dato che le nostre non sono ben comprese.
Quanto riportiamo di seguito appare da tempo sul sito del dr. Angileri (già il nostro post del 2007 l’aveva citato!), che offre anche a domicilio interventi psicoterapeutici: per chi scarica materiale pedo (e per questo è da considerarsi pedofilo) da internet. Leggiamo:
Pedofilia, Pedopornofilia, Pornodipendenza,
Internet Cybersex Dipendenza
Visite e interventi a domicilio, per psicologia e psicoterapia
“L’intervento qui presentato ed offerto, è quindi rivolto a coloro che sono “vittime di se stessi”, (gli abusanti adulti), a causa della propria condizione psicologica o della propria psicopatologia.
Gli interventi diretti alle “vittime propriamente dette” (gli abusati: bambini e minori in particolare), saranno invece consegnati ad altri specialisti settoriali per gli abusati. E’ noto che la quasi totalità degli interventi clinici e sociali, sono tutti a favore degli abusati e ciò è certamente più che comprensibile, dato che si tratta di bambini e minorenni. Molto di meno e molto poco si fa, invece, sia sul versante clinico che sociale, a favore degli abusanti allo stato libero e ancor di meno quando sono già reclusi dallo Stato.
Consapevoli del fatto che è molto più facile riscuotere l’approvazione e il plauso sociale aggregandosi alla già folta folla dei soccorritori degli abusati, noi abbiamo invece scelto la ben più difficile e meno acclamata via, di offrire aiuto psicologico, medico e sociale, a coloro che sono molto soli, oltre che prigionieri abbandonati nella loro patologia. Eppure essi (gli abusanti, detti anche da tutta la società, “mostri”), sono “bambini nati”, esattamente come le vittime abusate, anch’essi “bambini nati”.
Il Dott. Angileri dunque offre specialistica psicodiagnosi e consulenza nei casi su esposti. Laddove sia necessario, offre la terapia integrata specifica per questi casi, cioè coordinando insieme, l’intervento psicoterapeutico e farmacologico.
Il Dott. Angileri assume in carico e interviene sul piano psicoterapeutico, mentre gli specialisti coordinati (il neurologo, lo psichiatra e il medico internista), intervengono per la valutazione medica e organica e per la somministrazione farmacologica.
Poiché, infatti, quando la pedofilia, le parafile (sic) in genere e le forme ormai strutturate delle dipendenze, si presentano consolidate o cronicizzate, esse sono quasi sempre in comorbilità (sic)con altri quadri psicopatologici (assi ansioso-depressivi, alcuni disturbi di personalità, il disturbo ossessivo-compulsivo ecc.), la terapia, la maggior parte delle volte, richiede la coordinazione simultanea e monitorata, fra la psicoterapia e la psicofarmacoterapia.
Viene infine offerta, per quelle persone che a causa della loro condizione o patologia siano in una controversia giudiziaria, ( infatti le condotte generate dalle suddette psicopatologie vengono trattate dagli addetti giudiziari in conformità con leggi penali che definiscono la fattispecie di reato ), la possibilità di assistenza legale e di assistenza informatica, da parte di avvocati e ingegneri informatici di primissimo ordine ed esperienza nel settore, collegati con il nostro staff medico-psicologico, coordinando, in questi casi, le procedure legali e le procedure psicologiche, incluse le perizie tecniche e psichiatriche, laddove necessarie o richieste.”
Noi siamo senza parole, e Voi?
Dato che siamo certi ci sommergerete di e-mail poiché non ci crederete, vi linkiamo al sito di Angileri, da cui abbiamo tolto quanto avete appena letto (cliccate la parte legata alla pedofilia per avere accesso alla parte sopra riportata):
http://www.psicoterapia-palermo.it/
Incredibile vero? Già…Ma non basta: offrono anche supporto legale ai pedofili. E consulenza informatica (cosa vuol dire dare consulenza informatica ad una persona che ha scaricato materiale pedopornografico????????). Che errore commettiamo se pensiamo male ed inorridiamo davanti ad una simile proposta, peraltro che viene sbandierata alla luce del sole, come se fosse la cosa più naturale del mondo?
Questo, per oggi, è quanto.
Diamo la disponibilità al dr. Angileri a pubblicare in questo blog le sentenze integrali.
Saranno quelle e solo quelle a confermare o smentire la sua natura pedofila/pedocriminale, i reati che non ha o che ha commesso. E ci scusiamo se abbiamo usato impropriamente il termine “arrestato”, che comunque resta oggi più che mai non un’offesa bensì una supposizione reale e concreta.
Di veramente offensivo qua ci sono solo le foto di “neonati” / “bambini abusati” in un computer. L’immagine personale/professionale del dr. Angileri sono lese non certo da un verbo frainteso ma da fatti eloquenti.
Credo però che faremo nelle apposite sedi istituzionali delle richieste di cui vi parleremo appunto dopo averle fatte, nei prossimi giorni.
Concludiamo non prima di porci, ad alta voce, un’ultimaa domanda, che va oltre la più banale logica, e che un caso così ci permette di fare, generalizzando:
permettereste ad una persona condannata (non arrestata nel senso di finita agli arresti domiciliari/carcerari, no solo condannata) per spaccio di eroina, di lavorare contattando dei tossicodipendenti con il fine di aiutarli?
Nulla di grave qualcuno mosso da coerente Garantismo, mi risponderà. Vero, verissimo. Ma credo che permettere ad una persona così di contattare dei tossicodipendenti potrebbe mostrare un elevatissimo rischio che la persona anziché curarli dia loro della droga.
Ora ragionando sempre per assurdo mi chiedo come sia possibile che una persona condannata (non arrestata! Fottuto lapsus freudiano!) condannata per detenzione di materiale pedopornografico (ed oggi addirittura in attesa di possibile rinvio a giudizio per presunta produzione!) di contattare persone con lo stesso vizietto per curarle, mi pare una palese presa in giro delle elementari regole civili.
Poiché, pensando male probabilmente, dato che non è di sicuro questa l’intenzione del dr. Angileri, verrebbe da pensare appunto che sia quasi un modo legale per creare una rete tra pedofili (veri, presunti, condannati, arrestati, assolti, innocenti: trovi il sig. Angileri l’aggettivo più consono). E questo scusate ci inorridisce ed abbiamo tutto il diritto di urlarlo e farlo sapere al mondo.
In attesa che le parole “arrestato” o “assolutamente innocente” abbiano davvero il significato nella loro totalità.